Biografia di Marco Polo

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Quanto sappiamo su Marco Polo (Venezia, 1254-1324), oggi considerato il più importante viaggiatore del Medioevo, dipende in sostanza da due tipi di fonti scritte: i documenti d’archivio che si riferiscono alla storia veneziana della sua famiglia (perlopiù relativi a fatti privati posteriori al 1294), e i riferimenti a fatti avvenuti durante i viaggi in Asia raccolti nel Devisement dou monde (o Milione), l’opera a cui il viaggiatore affidò, con la collaborazione di Rustichello da Pisa, quanto aveva imparato sul mondo asiatico; esiste poi un pugno di ‘leggende’, di tradizione orale, su diversi aspetti della biografia poliana, che giustamente sono trattati con le pinze dagli studiosi ma hanno ingolosito la fortuna pop del veneziano. 
Marco apparteneva a una famiglia di mercanti che operavano in Levante, tra la Grecia e il mar Nero. Da Soudak (sul mar Nero), importante emporio di commerci fra Asia e Europa, si mossero nel 1260/1261 il padre Niccolò e lo zio Matteo; i conflitti fra Orda d’Oro e Ilkhanato (i due potentati mongoli dell’Asia occidentale) li costrinsero verso Est fino a Bukhara (Uzbekistan); lì, dopo tre anni di permanenza, si unirono a un’ambasceria persiana diretta in Cina lungo le piste carovaniere della “Via della Seta”, e raggiunsero la corte del signore della Cina, l’imperatore mongolo Khubilai. Accolti con molte attenzioni, e divenuti interlocutori dell’imperatore su quanti riguardava l’assetto degli stati dell’Occidente (così racconta il Devisement dou monde), Niccolò e Matteo divennero suoi ambasciatori presso il papa; al ritorno in Europa (1269) la loro missione trovò un impedimento nel vuoto del Soglio papale: solo nel settembre 1271 Tedaldo Visconti, legato pontificio in Terrasanta, fu eletto come Gregorio X per sostituire Clemente IV (m. 1268). Nell’attesa dell’elezione, bloccato a Venezia, Nicolò scoprì di essere vedovo (nulla sappiamo della moglie) e poté conoscere il figlio Marco, quindicenne nato durante la sua lunga assenza. Nel 1271 anche l’adolescente (ma per la mentalità medievale un adulto a tutti gli effetti) fu della partita del secondo viaggio dei Polo, incaricati da papa Gregorio di essere suoi ambasciatori presso il Khan. Dopo aver raggiunto Hormuz (sul golfo Persico), attraversando il Medio Oriente, nella speranza di trovare un imbarco verso la Cina, la carovana dei Polo fu costretta a ripiegare per l’abituale percorso lungo le piste della “Via della Seta”, raggiungendo così la corte cinese nel 1274/1275.
Anche se, a causa della mancanza di documentazione cinese, non è possibile precisare con sicurezza il suo ruolo amministrativo, è opinione che trova concordi gli studiosi che Marco fosse un funzionario imperiale; tra le sue funzioni ci fu sicuramente quella di informatore del Khan, ma non si escludono pure attività di governatorato o amministrazione finanziaria. Il fatto non è inusuale: l’élite imperiale mongolo ricorreva volentieri a personale straniero (non mongolo, non Han) per le sue necessità, ed era assai ‘riluttante’, per così dire, a interrompere il rapporto professionale coi suoi sottoposti. Un caso fortuito permise ai Polo il rientro in patria, all’inizio dei Novanta: fu loro chiesto di scortare in Persia la principessa Cocacin (mong. Kökeǰin, ‘la dama celeste’), data in moglie all’ilkhan   Arghun; dopo tre anni di viaggio via mare (un viaggio in cui perì la grandissima parte del corteo e degli equipaggi), i Polo sbarcarono a Hormuz, e compiuta la missione, raggiunsero Venezia nel 1295.
Gli anni veneziani di Marco furono anni meno ‘interessanti’: dedicati al matrimonio (con Donata Badoer, da cui nacquero tre figlie; una quarta nacque fuori dal matrimonio), al traferimento della famiglia nella grande casa di San Giovanni Grisostomo (una tipica casa-fondaco, nell’area dell’odierno teatro Malibran), alle attività commerciali (Marco restò estraneo alla vita politica della Serenissima), alla sistemazione di una seconda edizione del Devisement dou monde (in probabilissima collaborazione con i domenicani di Santi Giovanni e Paolo, presso i quali era uno dei laici più influenti). Restano incerte causa e durata della prigionia a Genova, durante la quale il Devisement stesso fissa la data della sua conclusione al 1298: catturato nella disfatta di Curzola (settembre 1298), oppure – come suggerisce qualche fonte medievale – subito dopo il rientro a Venezia, durante un’operazione commerciale in Levante? La seconda ipotesi pare più ragionevole in rapporto al tempo necessario ai due, Marco e Rustichello, per redigere l’opera (sulle cui modalità di composizione nulla sappiamo di certo); in ogni caso, Marco fu liberato dopo la pace di Milano tra Genova e Venezia (maggio 1299), e da allora non si spostò più dalla sua città, fino alla morte (avvenuta negli immediati dintorni della stesura del testamento, rogato il 9 gennaio 1324). La documentazione archivistica che lo riguarda lo vede coinvolto nelle tipiche beghe patrimoniali che affliggevano le famiglie veneziane, e il loro costume di condividere, su più generazioni, residenza, gestione dell’abitazione, del patrimonio e degli affari.