Alberto Fiorin e Dino Facchinetti hanno compiuto l’impresa: i due ciclisti della spedizione "Marco Polo a pedali" partiti il 25 aprile da Venezia, hanno raggiunto oggi la meta finale del loro viaggio, Pechino, dopo 10.300 chilometri, 100 giorni di viaggio e un bagaglio di esperienze e di incontri inesauribile.
Il loro viaggio in bici lungo la Via della Seta è stato un omaggio a Marco Polo nel Settecentesimo anniversario della sua morte: l’obiettivo era quello di descrivere la via carovaniera nel Terzo Millennio, attraverso i resoconti giornalieri trasmessi sui principali social media e che hanno tenuto incollate per più di tre mesi centinaia di persone che hanno vissuto la loro esperienza pedalando, virtualmente, da casa. E proprio davanti al Ponte di Marco Polo, alle porte della capitale, Fiorin e Facchinetti, 64 e 67 anni rispettivamente, hanno incontrato la stampa davanti a una folla di curiosi accorsi. Domani, venerdì 2 agosto, i due saranno ricevuti dall’ambasciatore Massimo Ambrosetti che li accoglierà nella sua residenza assieme ai rappresentanti della Municipalità di Pechino.
Sulle orme del celebre esploratore veneziano, i due ciclisti hanno pedalato verso la Cina in un’avventura ogni giorno più sorprendente e variopinta, attraversando tredici paesi, per una media di circa 125 chilometri al giorno. Un’esplorazione lenta e stupefacente di una parte di mondo per molti tratti ignota e lontana dallo sguardo occidentale, come testimoniato dall’assenza di turisti stranieri nella maggior parte delle località raggiunte, e che si è dischiusa ai due viaggiatori alternando cornici fiabesche a paesaggi aridi e crudi, in un instabile equilibrio tra ruralità e industrializzazione.
Eppure, dai Balcani all’Estremo Oriente, Fiorin e Facchinetti hanno potuto constatare la portata globale delle sfide che segnano i nostri giorni e il loro impatto a latitudini diverse: dall’overtourism di Samarcanda e Xi’an ai grattacieli delle innumerevoli città-satellite della Cina, passando per il complesso rapporto tra sviluppo urbano e viabilità alle porte dei grandi centri.
Una pedalata lungo la storia viva e pulsante dei nostri tempi, che ha visto al centro il tema della transizione energetica e della mobilità sostenibile, di cui Fiorin e Facchinetti si sono fatti ambasciatori, osservandone il conseguente cambiamento nei comportamenti e nei consumi: in Cina, tuttavia, per decenni il paese delle biciclette per eccellenza, si pedala sempre meno e i mezzi sulle due ruote sono stati soppiantati da veicoli elettrici, motorini, motocarri, carretti a tre posti. Addirittura, i due ciclisti hanno trovato interdetto - per ragioni non specificate - l’accesso ai pur moderni percorsi ciclabili nella provincia autonoma dello Xinjiang, costringendoli a ricorrere a un transfer via auto.
“La cosa che ci ha più colpito è stato l’incontro con le persone lungo la strada, di ogni nazionalità e ceto sociale”, commenta Fiorin. “Tutti si sono dimostrati aperti e disponibili ad aiutarci - offrendoci i pasti o semplicemente da bere, data la scarsa disponibilità di acqua potabile - solamente per il piacere di farlo. L’obiettivo di questa spedizione era di portare un messaggio di solidarietà: questo messaggio oggi ha un valore inestimabile grazie alla lezione che riportiamo a casa, ovvero che il mondo è migliore di quanto si creda, al di fuori di ogni facile retorica”.
“Dopo l’immediata curiosità per il viaggio e la meta finale, la seconda domanda che ci veniva costantemente rivolta riguardava la nostra età: lo stupore riscontrato ogni volta è la misura del nostro orgoglio di essere riusciti in questa impresa, resa possibile non solo dalla spinta delle nostre gambe, ma anche e soprattutto dalla curiosità e dalla voglia di scoprire il mondo”, afferma Facchinetti.