Una ricercatrice ritrova dei ritagli di pergamena su cui ci sono appuntate storie, viaggi, sogni, e un processo. Così inizia “Fantina e l’eredità di Marco Polo la pioniera dei diritti civili delle donne. Dame un Milion, ansi do!”, la pièce teatrale prodotta da Arte-Mide Teatro in scena domenica 17 marzo alle ore 18 al Teatro Avogaria di Venezia. L'opera, che ha debuttato al Carnevale di Venezia 2024, è in realtà parte di un progetto più ampio che si svilupperà durante l’anno corrente per la commemorazione dei 700 anni dalla morte di Marco Polo.
Composta da una raccolta epistolare frammentaria a capitoli sotto forma di diario, la pièce è il frutto di ricerca di studi in collaborazione con storici, collezionisti e ricercatori specializzati del settore in linea con la narrazione del Milione. Qui, vengono narrati alcuni momenti salienti del viaggio del grande esploratore attraverso gli occhi di Fatina, figlia primogenita di Marco Polo, che conosce e apprende il valore della libertà e dell’emancipazione femminile, trasmessa dal padre attraverso la conoscenza di numerose donne di alcuni popoli asiatici incontrati nel suo viaggio.
Dai racconti della figlia si evince che il tesoro di Marco Polo non ha solo un valore economico ma spirituale, iniziatico e istruttivo per lei e per le nuove generazioni. Grazie alla sensibilità, ai saperi e alla cultura appresa, Marco Polo lascia la sua eredità alla moglie Donata e alle sue tre figlie, femmine: Fantina, Belella e Moreta. La maggiore vedendosi sottratta la dote dal marito e dalla sua famiglia Bragadin, rivendica i suoi diritti messi a tacere per anni.
L’utilizzo di immagini e video motion di Andrea Moroni e la sonorizzazione di Mariana Oliboni nella pièce svilupperanno una parte “emotiva” e coinvolgente che porterà lo spettatore, all’interno di spazi e luoghi senza tempo, svelando alcuni indizi e preziosi oggetti del tesoro del grande e pioniere delle vie dell’Oriente facendo entrare in breve tempo lo spettatore nel mondo mirabolante del grande commerciante Marco Polo ambasciatore del Gran Khan.
La Drammaturgia creata ad hoc da Chiarastella Seravalle spazia tra presente e passato e mette in relazione in modo immersivo mondi, tempi e dimensioni oniriche veneziane e orientali in modo originale e coinvolgente.